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Amilcar Cabral, un ricordo a 50 anni dal suo assassinio

Nella storia recente del panafricanismo Amilcar Cabral riveste un ruolo centrale. Il suo nome è indissolubilmente legato all’indipendenza della Guinea-Bissau e di Capo Verde. Lo ricordiamo a 50 anni dal suo assassinio.

 

Il 20 gennaio 1973, a Conakry, Amilcar Cabral venne assassinato. La sua morte fu attuata per mano di alcuni compagni di lotta che, tradendolo, agirono per conto del regime coloniale portoghese.

Cabral, che nel 1956 fondò il Partito africano per l’indipendenza della Guinea e di Capo Verde, non riuscì a vedere concretizzato il sogno di una vita: la libertà dal giogo del colonialismo dei due Paesi lusofoni, divenuti indipendenti rispettivamente nel ’73 e nel ’74 (anno della caduta di Salazar in Portogallo).

Amilcar Cabral rimane una figura emblematica, che merita di essere rivalorizzata e riportata al centro dei dibattiti intellettuali, soprattutto in quest’epoca in cui nell’intero continente africano si assiste (come altrove nel mondo) a una crisi di legittimità e a una mancanza di visione e di lungimiranza a livello di leadership politica.

Quella “generazione di Cabral” di cui parlò Mário de Andrade non esiste più. L’Africa è sempre più fragile e, in assenza di veri leader – come Nelson Mandela, Leopold Sedar Senghor, Julius Nyerere, Kwame Nkrumah, Kenneth Kaunda, Jomo Kenyatta – è ritornata permeabile ai giochi di potere intessuti da Europa, Asia e USA.

Sebbene non sia riuscito a vedere il suo Paese indipendente, Cabral ha gettato le basi per quella stessa indipendenza, e può essere a tutti gli effetti annoverato tra le grandi personalità della storia dell’Africa.

Una mente politica brillante

Amilcar Cabral nacque a Bafatá, in Guinea-Bissau, il 12 settembre 1924. I  genitori, capoverdiani, emigrarono in Guinea-Bissau alla ricerca di una vita migliore. Grazie a loro e alla sua mente brillante, Cabral studiò, sino a ottenere una borsa di studio che lo portò a Lisbona, proprio nel cuore della capitale della nazione colonizzatrice.

Durante il periodo universitario, Cabral entrò in modo sempre più attivo nel movimento nazionalista allora emergente, volto alla liberazione delle colonie portoghesi.

Ben presto, Cabral spiccò come intellettuale e come mente politica brillante. Di questo ne erano già ben consapevoli gli agenti del PIDE (la polizia politica del regime portoghese di Antonio Salazar). Dopo un periodo trascorso in Angola, Cabral ritornò in patria deciso a promuovere l’indipendenza della Guinea-Bissau e di Capo Verde.

La lotta di liberazione, per Cabral, era un atto riguardante sì la politica, ma era anche un’azione incentrata sulla cultura. Forte per lui era l’interrelazione tra unità, lotta e liberazione nazionale, quest’ultima da lui definita come “il diritto di ogni popolo a disporre liberamente del proprio destino”.

Per Cabral, la colonizzazione aveva bloccato completamente il processo di sviluppo dei popoli soggiogati. Egli sottolineò anche i pericoli di una falsa indipendenza, intesa come semplice continuazione dell’eredità coloniale. Per questo era un convinto sostenitore della partecipazione attiva del popolo al processo di indipendenza, che doveva attuarsi in modo strutturale, non effimero.

I suoi messaggi contro le ineguaglianze sociali, contro il razzismo e la dominazione straniera intendevano forgiare la libertà di nazioni colonizzate. Le sue idee e le sue azioni hanno creato quel terreno su cui si fondarono le indipendenze di vari Paesi africani. Il regime di Salazar cadde anche grazie ai movimenti anticolonialisti sorti nell’Africa che orbitava attorno al dominio lusofono.

Leader dei popoli in lotta contro il colonialismo, Cabral ha influenzato un’intera generazione di donne e uomini, diffondendo idee panafricaniste. Il suo nome e le sue idee rimangono un faro luminoso per l’intera Africa e per quanti credono nel rispetto e nella dignità di ogni popolo.

Non dimenticate mai che gli uomini non combattono per le idee, per le cose che esistono solo nella testa degli individui. Gli uomini combattono […] per vivere meglio e in pace, per conoscere il progresso e per assicurare il futuro dei propri figli. La liberazione nazionale, la lotta al colonialismo, la costruzione della pace e del progresso – l’indipendenza – sono tutte parole vuote e prive di significato per il popolo se non si traducono in effettivi miglioramenti delle sue condizioni di vita. Non ha senso liberare un paese se la sua gente non può godere dei beni essenziali della vita quotidiana. Amilcar Cabral

Il mio Articolo è online anche sul sito di SMA Afriche

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