Malawi
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Malawi, tra arte rupestre e biodiversità

Il Malawi è un piccolo Stato dell’Africa Australe, incastonato tra Tanzania, Mozambico e Zambia. Attraversato dalla Rift Valley, il Malawi è coperto per il 20% dall’acqua. È qui che si trova il quinto più grande lago al mondo, ovvero il Lago Malawi, che è il terzo lago africano per grandezza. Nel 1984, l’area più a sud del lago Malawi, che è un Parco nazionale, è stata iscritta dall’Unesco nella lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità. Si tratta di una zona straordinaria dal punto di vista ecologico, abitata da circa 700 specie di pesci, il 95% dei quali è endemica. Un luogo unico, che ha attirato negli anni tanti studiosi legati alle teorie darwiniste.

Un habitat unico al mondo

Il Lago Malawi rappresenta un habitat unico, importante per la conservazione della biodiversità. È uno dei bacini d’acqua più profondi del pianeta, dove vive una specie di pesce endemica, chiamata dai locali “mbuna”, impossibile da trovare altrove. Si tratta di un pesce appartenente alla famiglia dei Ciclidi (Cichlidae). Il lago Malawi contiene il 30% di tutte le specie dei Ciclidi conosciuti al mondo. Da qui, la sua rilevanza dal punto di vista ecologico e della conservazione delle specie animali. Questa zona è suggestiva anche per i suoi vari ecosistemi, tra loro diversi: dalle spiagge sabbiose alle coste rocciose, dalle lagune alle paludi, alle colline granitiche. Attorno al lago vivono diverse comunità, come gli Ngoni, i Nyassa e i Manda. Per permettere alle comunità locali di integrarsi nella gestione del Parco e di sfruttare al meglio le risorse della zona senza compromettere l’habitat sono stati avviati programmi di corsi di micro-imprenditoria. Grazie all’intervento del progetto SEDOM (Sviluppo della Piccola Impresa del Malawi) sono nate svariate iniziative individuali, oltre che Comitati per la Gestione delle Risorse Naturali di Villaggio. Sono così state avviate attività redditizie, che rispettano al contempo l’ambiente circostante.

L’arte rupestre di Chongoni

La riserva di Chongoni si trova sull’altipiano centrale del Malawi e si estende per oltre 120 km². È una zona importante, a livello sia naturalistico, sia archeologico. Qui si trova la più alta densità di arte rupestre della regione. È un’arte singolare, espressione pittorica e simbolica degli agricoltori e dei cacciatori-raccoglitori chiamati BaTwa, un popolo che abitò la zona a partire dalla tarda età della pietra. Il popolo Chewa, che si dedicava all’agricoltura, praticò la pittura rupestre sino al XX secolo. Il simbolismo della loro arte rupestre riflette pratiche rituali connesse in particolare alle cerimonie di iniziazione.

Simboli e tradizioni culturali del Malawi

L’arte rupestre di Chongoni è una rappresentazione delle tradizioni culturali e della storia dei popoli che abitano l’altipiano del Malawi. Le pitture illustrano le trasformazioni dei vari modus vivendi dei popoli autoctoni, come il passaggio da uno stile di vita basato sulla sussistenza a quello incentrato sulla produzione di cibo. Attraverso l’arte viene narrata l’invasione degli Ngoni nella comunità Chewa e poi ancora il sopraggiungere dell’uomo bianco. Si comprende inoltre l’importanza delle iniziazioni delle giovani donne e il loro ruolo nella società. Le pitture tratteggiano anche le cerimonie d’invocazione della pioggia e quelle legate ai riti funerari. Si può individuare persino la presenza della società segreta Nyau e i relativi riti d’iniziazione.

Un equilibrio ecologico fragile

Oltre alle escursioni termiche e agli eventi climatici che possono provocare infiltrazioni d’acqua, l’arte rupestre di Chongoni è minacciata da un’assenza di controlli all’accesso dei siti e alla mancanza di personale qualificato in grado di supervisionare la realizzazione del piano di gestione dell’area. Anche il lago Malawi ha bisogno di una buona politica di tutela, a causa della rapida crescita della popolazione e della pesca illegale. La protezione del lago va di pari passo con una politica che coinvolga gli abitanti locali, i quali devono sentirsi responsabilizzati nella gestione delle risorse naturali in quanto fonte di reddito. Una corretta gestione del Parco significa continuare a vivere in armonia con la natura, senza comprometterne i delicati equilibri ecologici.

Silvia C. Turrin

Foto: Wikipedia Commons; Trust for African Rock Art; World Atlas; Anibis.ch

L’articolo è on line anche sul sito SMA Africa

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