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Cannes 2023, protagonista in concorso anche il cinema africano

Dal 16 al 27 maggio 2023 si tiene la 76 ᵃ edizione del Festival di Cannes. In Programma vari film, in competizione e non, e poi cortometraggi diretti da cineasti provenienti da diversi Paesi africani. Conosciamoli in anteprima.

Good Bye Julia di Mohamed Kordofani (Sudan)

Trai film nella sezione Un Certain Regard vi è Good Bye Juliadel regista sudanese Mohamed Kordofani. La trama scandisce la storia di due donne, Mona e Julia, che rappresentano simbolicamente i due volti del Sudan, il nord e il sud. Il racconto si svolge a Khartoum, all’indomani della guerra civile e della creazione del Sud Sudan. 

Attraverso le vicende personali tutte al femminile, il regista narra le contraddizioni di una nazione tormentata ancora oggi. Il tumultuoso passato di Mona, cantante in pensione che vive nel Sudan del nord, verrà a galla proprio quando il suo stesso paese sprofonderà nel caos. Mona cercherà di nascondere il suo passato, ma la vita e la presenza di Julia con il figlio Daniel (del Sudan del sud) la costringeranno a confrontarsi con un evento doloroso. I drammi personali si intrecciano con i drammi del Sudan, terrà d’origine del regista. Ingegnere aeronautico, oltre che regista sudanese, Mohamed Kordofani aveva debuttato con il cortometraggio Gone for GoldÈ la prima volta che un regista e un film sudanesi fanno parte della selezione ufficiale del Festival di Cannes.

Marocco, tra verità e menzogne

                      La regista Asmae El Moudir

Dal Marocco arriva la regista Asmae El Moudir con il docu-film La mère de tous les mensonges (La madre di tutte le menzogne), anch’esso presente nella sezione Un Certain Regard. Protagonista la stessa Asmae. Tornando a casa dei suoi genitori a Casablanca per aiutarli a traslocare, si imbatte in una foto, in cui si vedono bambini sorridenti nel cortile di un asilo. In un angolo, c’è una bambina, dallo sguardo intimidito, seduta su una panchina.

La foto rappresenta l’unica immagine dell’infanzia di Asmae, l’unico ricordo che sua madre ha saputo trasmettergli. Eppure Asmae è convinta di non essere la bambina in quella immagine. Attraverso la sua macchina fotografica, Asmae cerca di carpire altri tasselli di vita facendo raccontare vecchie storie dai suoi genitori.

I ricordi sono offuscati dalla nebbia e dall’incredulità di Asmae. Vengono a galla piccole bugie. E si disvela la memoria del suo quartiere e del suo paese.

“Indagando le storie della mia infanzia, parlo con mia madre, mio ​​padre e mia nonna. Questo mi permette di mettere in discussione i miei ricordi, incastrati tra finzione e realtà, tra verità e menzogna. E mostro quanto sia difficile costruire la propria identità quando nessuno dei ricordi che abbiamo è affidabile.  A poco a poco, questa scelta narrativa mi darà l’opportunità di interrogare i miei genitori sulle cosiddette “rivolte della fame” del 1981 e sul modo in cui hanno vissuto questo capitolo oscuro e poco conosciuto della storia marocchina. Il mio obiettivo non è tanto cercare di documentare la vera storia di questo periodo, piuttosto è quello di realizzare un film sulla molteplicità dei punti di vista e sulla pluralità di interpretazioni che coesistono, che si tratti di storia familiare o nazionale”.
Asmae El Moudir

Storie di “bambini stregoni”

Il musicista/rapper congolese Baloji

A sorpresa, sarà presente a Cannes 2023 anche un musicista/rapper congolese, che conosciamo bene, ovvero Baloji, dato che ha creato una forma originale di hip-hop. Ricordiamo i suoi dischi “Hôtel Impala” e “Kinshasa Succursale (Crammed Rec/Materiali Sonori). A Cannes, Baloji porta il suo film dal titolo “Augure“, in cui narra la storia di quattro personaggi considerati stregoni. Il regista-artista è entusiasta di parteciparvi:

“È un’enorme gioia per me e un immenso orgoglio per il Paese. È una vetrina per il cinema congolese, per gli attori e i registi della RDC. È il Congo che verrà mostrato a milioni di persone”, ha dichiarato. Protagonista della storia è Koffi, un congolese che vive da più di 15 anni in Europa. Fa ritorno nel suo paese d’origine, la RDC, per presentare alla famiglia la fidanzata, europea e bianca, e per festeggiare l’arrivo del loro bambino. Un ritorno in parte difficile, perché la madre di Koffi –  nato con uno sfregio sul viso  –   non l’hai mai accolto e amato come un vero figlio, perché lo riteneva un “enfant sorcier”, “un bambino stregone”. Baloji, però, ha cercato di raccontare una storia dominata dallo spirito della riconciliazione familiare (forse anche nazionale).

 

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