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Phiona, una campionessa di scacchi nello slum

Vivere e crescere in uno slum di Kampala è difficile, in alcuni casi può essere un’esperienza orribile. Attorno alla capitale ugandese ci sono le bidonville di Kisenyi, Katanga, Katwe e Bwaise, in cui si osserva una realtà povera e degradata.

La maggioranza dei bambini abitano in case fatiscenti. La miseria economica e sociale trasforma i ragazzini in facili vittime di abusi sessuali o in soggetti da circuire per sporchi traffici di droga. Secondo una ricerca dell’Ong Save the Children, circa l’82% delle famiglie residenti di questi slum vivono in un’abitazione composta solo da una stanza e hanno in media sei figli. 15 anni è l’età indicativa in cui le adolescenti partoriscono.

È una realtà complessa, dove il periodo dell’infanzia dura davvero poco, perché i bambini vengono subito proiettati nel mondo dei grandi, nella parte più oscura. Ma come spesso accade, accanto agli aspetti negativi si trovano elementi positivi e ci sono ambienti in cui è ancora possibile sperare in un futuro diverso.

Il gioco degli scacchi contro la miseria

Lo dimostra l’entusiasmante storia di Phiona Mutesi, nata e cresciuta nella povertà di Katwe. La sua famiglia, a causa delle difficoltà economiche, l’aveva costretta ad abbandonare la scuola, e a vendere cibo per le strade della città: sembrava che non ci fossero alternative o soluzioni al triste destino della miseria. Qualcosa però stava per cambiare.

Circa cinque anni fa, Phiona venne scelta insieme ad altri bambini per un progetto promosso da un istituto cristiano ugandese caritatevole che utilizza lo sport per dare nuove chance di vita ai più bisognosi. Responsabile del progetto è Robert Katende, il quale ha scelto il gioco degli scacchi per catturare l’attenzione dei ragazzi e per risvegliare in loro nuove forme di immaginazione.

Per Phiona Mutesi è stato come catapultarsi in un gioco perfetto per lei, che non aveva mai visto prima di allora. Aveva una facile capacità di apprendimento e nel giro di un anno riusciva persino a vincere contro il suo insegnante, Robert Katende. Phiona era ormai un’eroina a Katwe.

Nel 2009, lei e altri due ragazzini originari del suo stesso slum furono selezionati per il torneo regionale di scacchi organizzato a Jube, nel Sud Sudan: era la prima volta che lasciava il suo Paese, prendeva un aereo, aveva una camera tutta per sé e ordinava del cibo scegliendolo da un menù. Al torneo, cui parteciparono squadre provenienti da 16 Paesi, vinse tutte le gare e si qualificò prima nella categoria femminile. Ormai si poteva e si può definire un vero prodigio!

Un futuro migliore è possibile

A soli 15 anni è la più brava scacchista sotto i 20 anni nella categoria femminile in Uganda. Per molti ugandesi è sorprendente, anche perché gli scacchi è sempre stato considerato un gioco “per ricchi”, un po’ come il golf. Ma in questi anni, per molti ragazzini delle bidonville di Kampala questo sport divertente e di abilità sta diventando uno strumento di riscatto sociale e di emancipazione.

Phiona è un modello per molti suoi coetanei. Proprio lei è stata scelta per rappresentare la sua nazione alle ultime Olimpiadi degli scacchi che si sono svolte a Chanty-Mansijsk.

Nel settembre 2011, Phiona ha oltrepassato le frontiere africane sorvolando vasti territori per approdare nella lontana e fredda Siberia. È stata la prima volta che l’Uganda ha partecipato a un simile evento internazionale.

In quell’occasione era circondata da colleghe – canadesi, statunitensi, russe, cinesi – che hanno avuto maggiori possibilità e più tempo per prepararsi alle gare. Non è riuscita a vincere, ma almeno ha incontrato il suo mito negli scacchi, Gary Kasparov.

La vita di Phiona e della sua famiglia è completamente cambiata. La madre, per guadagnare qualche soldo, non si deve più svegliare alle 3.00 di notte per comprare avocado, melanzane e zucche al mercato e rivederle al mattino. Phiona non è più costretta a dormire sul pavimento e a condividere con i fratelli due sottili e scomodi materassi. E grazie agli scacchi può proseguire i suoi studi e credere in una vita migliore.

Articolo di Silvia C. Turrin© pubblicato anche su SMA Africa

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