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Aumentano in Africa i crimini contro l’ambiente

Un recente documento dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), pubblicato nel settembre 2018, rivela cifre allarmanti per quanto riguarda i crimini ambientali transnazionali. Secondo i dati, si tratta della quarta attività criminale più lucrativa al mondo, dopo il traffico di droga, la contraffazione e il traffico di essere umani. Nel 2016, il danno economico provocato dai crimini ambientali raggiungeva 259 miliardi di dollari americani.

Cosa sono i crimini ambientali

deforestazione Africa

In questa categoria rientrano il traffico di rifiuti, anche tossici, la deforestazione illegale, la pesca abusiva, il traffico di specie rare e protette (sia flora, sia fauna), il traffico di sostanze dannose per lo strato d’ozono. Secondo la definizione della Commissione Europea sono crimini ambientali seri “quegli atti che causano o rischiano di causare l’inquinamento dell’aria, del suolo o del sottosuolo”. Essendo lucrativi questi crimini sono in costante aumento e l’Africa ne è sempre più coinvolta. Queste attività minacciano non solo la biodiversità del continente, ma anche l’economia di tante nazioni.

Il dramma della deforestazione

Le foreste sono quelle che hanno subìto i maggiori scempi in questi decenni, per effetto del commercio illegale di legno, i cui profitti toccano i 152 miliardi di dollari. Secondo il Rapporto del World Resources Institute nel 2017 sono stati distrutti quasi 16 milioni di ettari di foresta in tutto il mondo. I continenti che hanno subìto le maggiori perditi sono America Latina, Sud-est asiatico e Africa centrale. Tra le cause del processo di deforestazione vi sono le piantagioni di palme da olio. Tante multinazionali, come Nestlé, Colgate, Pepsi, L’Oreal, Kellogg’s, utilizzano nelle loro produzioni – anche molto diverse per generi – il famoso olio di palma.

Per creare queste piantagioni spesso si appiccano roghi per bruciare in tempi veloci decine e decine di ettari di foresta. Un atto criminale non solo verso il patrimonio forestale, ma anche verso intere popolazioni; è inoltre nocivo per l’aria atmosferica. La nazione africana che più sta perdendo il suo patrimonio forestale è la Repubblica Democratica del Congo. In tema di sfruttamento illegale del legno, la Francia gioca un ruolo decisivo sia in Africa centrale, sia in quella occidentale, come ha denunciato più volte il botanico Francis Hallé.

Pericolo d’estinzione per i primati

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Il nuovo rapporto di Greenpeace Final countdown rivela che sono 193 le specie in grave pericolo di estinzione, minacciate e vulnerabili a causa dalla produzione indiscriminata di olio di palma. Orango, lemuri, gorilla sono tra gli animali a rischio estinzione a causa della deforestazione e del commercio illegale. “C’è un’emergenza nell’emergenza. Nell’ambito della sesta estinzione di massa delle specie animali stiamo vivendo una vera e propria crisi dei primati. Gli animali a rischio estinzione vivono solo nella fascia tropicale del mondo, proprio l’area dove si concentrano la deforestazione che sta sottraendo loro l’habitat, e il commercio illegale” ha affermato Brice Lefaux, primatologo dell’Associazione Europea Zoo e Acquari.

Enormi costi per l’Africa

I crimini ambientali e la conseguente degradazione degli ecosistemi costano al continente africano 68 miliardi di dollari all’anno. Un dato emerso durante la VII sessione straordinaria della Conferenza ministeriale africana sull’ambiente, organizzata nel mese di settembre a Nairobi. “L’Africa dovrebbe concentrarsi su un cambio di paradigma attraverso azioni pratiche e innovatrici, ha dichiarato Juliette Biao Koudenoukpo, Direttrice regionale per l’Africa del Programma Onu per l’Ambiente.

Il nuovo paradigma potrebbe iniziare potenziando l’ecoturismo. Già alcuni Stati stanno portando avanti progetti di successo in tal senso, come il Ruanda, in particolare all’interno del Volcanoes National Park. Secondo il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa un’economia fondata sulla biodiversità potrebbe creare oltre 162mila nuovi posti di lavoro e produrre oltre tre miliardi di dollari.

Quindi le élite politiche africane (e non solo) dovrebbero adottare politiche più incisive per contrastare i crimini ambientali, portando avanti al contempo efficaci programmi volti alla tutela, alla conservazione e alla valorizzazione delle incredibili e meravigliose ricchezze naturali che dispongono da nord a sud del continente.

(a cura di) Silvia C. Turrin

L’articolo è on line anche sul sito SMA Africa

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