Verso oriente Viaggi

Tibet, verso il Kailash

Sul numero 56 di Vivere lo Yoga (maggio-giugno 2014) è pubblicato il mio articolo Tibet, verso il Kailash – Il prezioso gioiello delle nevi click reference.

Eccone un breve estratto:

Per chi ama i paesaggi di montagna, per chi pratica trekking ricercando di continuo nuove sfide, per chi ha sete di una spiritualità non dogmatica, imbevuta però di mistero, non può che anelare un viaggio verso questa cima, ritenuta sacra per un quinto degli abitanti del globo. Buddhisti, induisti, giainisti e i seguaci della primordiale religione tibetana di Bön Po compiono almeno una volta nella vita un pellegrinaggio al Kailash. A dispetto dell’altitudine e delle condizioni impervie del percorso, centinaia e centinaia di fedeli accorrono ai piedi della montagna sacra giungendo da tutta l’area tibeto-himalayana. Una devozione che è visibile ancor di più in occasione della festa annuale del Saga Dawa, che cade nel giorno di luna piena del quarto mese lunare (secondo il calendario tibetano). Si tratta di una celebrazione molto sentita, che commemora il raggiungimento dell’Illuminazione del Buddha.

Per celebrare questo evento caro ai fedeli buddhisti, viene sostituito il Tarboche (scritto talvolta Darboche) – l’imponente palo su cui sono affisse le bandiere di preghiera – con un altro sostegno e con nuove “Lung Ta”, come sono chiamati in tibetano i drappi colorati su cui sono stampate le orazioni invocanti compassione, armonia, saggezza, pace, forza e protezione contro i pericoli e le energie negative. Il Tarboche è un grande vessillo alto circa dieci metri, ubicato all’entrata della valle di Lhalung, la cui storia si perde nella notte dei tempi e la cui sacralità si pensa sia connessa alle benedizioni diffuse da Guru Rinpoche, fondatore del Buddhismo tibetano, e dal maestro Gotshangpa, ritenuto il primo esploratore, nonché ricercatore, che ha inaugurato il sentiero intorno al Kailash.

Questa sacra montagna è avvolta da leggende e da storie straordinarie. Si narra per esempio che Gotshangpa, durante il suo cammino, quando incrociava dei bivi o dei punti in cui era incerto sul passo successivo da compiere, veniva assistito dalle dakini e da altre manifestazioni energetiche le quali gli suggerivano l’esatto percorso. È proprio in questi punti sacri che i fedeli buddhisti innalzarono monasteri.

Continua tra le pagine di Vivere lo Yoga n.56

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