Culture-nature-magazine

A Stresa echi dal Sudafrica

La sua storia è intrecciata a quella del Sudafrica, sua terra natia. E’ una storia travagliata, perché le assurde vicende politiche dell’apartheid si sono riverberate anche nel mondo della cultura e della musica.

Abdullah Ibrahim, classe 1934, originario di Cape Town, ha vissuto in prima persona le angherie del regime razzista di Pretoria (un regime sostenuto in modo indiretto sul piano economico da molti Stati occidentali).

Quando ancora si faceva chiamare Dollar Brand era stato ammanettato durante un concerto nella sua città natale e poi costretto ad allontanarsi dal pianoforte da poliziotti che gli puntavano la pistola alla tempia. Questo e altri episodi hanno influenzato in modo sottile il suo stile pianistico e i differenti periodi musicali che ha vissuto: dall’esilio più o meno volontario in Europa alla fortunata fase negli States, sino alla stagione di nomadismo, non solo musicale.

Il concerto che ha tenuto domenica 22 luglio in occasione della rassegna “Midsummer Jazz Concerts” è stato molto intimista. Si è presentato solo accompagnato dal piano e ha sviscerato tutta la sua bravura nel giocare coi tasti bianco-neri. Un’esecuzione molto sobria, pregna di alti tecnicismi e di variazioni tutte basate su un lieve equilibrio tra serenità, malinconia ed echi provenienti dal Sudafrica.

E’ stata assente l’intricata poliritmia che si ritrova invece in molti suoi progetti fondati sulle musiche kwela e marabi. Il pubblico ha ascoltato il grande virtuoso in religioso silenzio, anche se qualche distrazione c’è stata, come pure qualche sbadiglio mascherato da apparente attenzione (nessun cellulare acceso, ma chewingum in bocca dall’inizio alla fine del concerto sì).

Sia al termine della prima parte, che alla fine del concerto i presenti hanno voluto tributare omaggio all’icona del jazz sudafricano alzandosi in piedi con doveroso rispetto, applaudendo con calore. Fortunatamente, il cielo è stato clemente – a differenza del concerto del 20 luglio di Jan Garbarek con Trilok Gurtu – e ha regalato una bella serata fresca e luminosa, in una cornice dall’atmosfera post-romantica con la musica di Ibrahim, indiscussa protagonista.

Silvia C. Turrin

L’articolo è consultabile anche sul sito di Amadeus

Potrebbe piacerti...