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La savana dipinta nell’originale stile Tinga Tinga

L’arte contemporanea africana è variegata, piena di colori e di significati nascosti. Oltre alle famose maschere in legno e in bronzo, meritano visibilità altre forme artistiche meno conosciute, come la pittura Tinga Tinga.

Questa denominazione può apparire giocosa, ma non è altro che il cognome del suo ideatore: Edward Saidi Tingatinga, nato nel 1936 nel piccolo villaggio di Namochelia, situato nel sud della Tanzania (all’epoca era ancora il Tanganica).

Egli è l’artefice di uno stile pittorico intriso di diverse tonalità cromatiche. Dopo aver tirato avanti con lavori di manodopera varia, che gli permettono di sbarcare il lunario, Tingatinga, trasferitosi nel 1961 in una effervescente Dar-es-Salaam (in quell’anno il Tanganica ottiene l’indipendenza dal Regno Unito, grazie alla lungimiranza di Julius Nyerere), inizia a sperimentare nuove tecniche pittoriche. Egli gioca coi colori e incomincia a riprodurre in modo originale e stilizzato la natura che osserva.

La sua pittura è una vivace rappresentazione della savana africana e degli animali che la popolano: antilopi, giraffe, elefanti, leoni e ippopotami sono un chiaro simbolo della bellezza del paesaggio che lo circonda. Tingatinga per realizzare le sue opere d’arte utilizza vernici e colori a lacca, impiegando una tecnica che prevede vari strati di pittura: il primo strato deve seccare per poi procedere al secondo, sino a quando il dipinto è completato.

L’effetto è meraviglioso, perché crea luminosi giochi cromatici, mentre gli animali stilizzati danno vita a un mondo visionario e favoloso della savana africana. Il nome di Edward Saidi Tingatinga si diffonde tra gli artisti di Dar-es-Salaam e tra i turisti occidentali, che iniziano ad acquistare le sue opere.

Attorno a Tingatinga, negli anni Sessanta, si forma un gruppo di giovani pittori desiderosi di apprendere il suo stile. Edward Saidi ha così la possibilità di dedicarsi totalmente alla sua passione per l’arte. Purtroppo, Tingatinga non ha conosciuto in vita un vero e ampio riconoscimento: muore tragicamente nel 1972. La sua eredità viene portata avanti dalla moglie, Agatha, deceduta nel 1995, e da altri artisti suoi seguaci, che fondano un atelier-laboratorio permanente.

Col tempo questo atelier diventa la Tinga Tinga Arts Cooperative Society, con sede a Dar-es-Salaam. La Cooperativa, creata nel 1990, conta una cinquantina di componenti attivi. Lo stile Tinga Tinga si è diffuso in Tanzania e si sta facendo conoscere anche in Italia, grazie all’organizzazione di mostre (una delle ultime è stata aperta a maggio 2012 ad Asiago) e alla realizzazione di libri, soprattutto dedicati ai bambini. Sono libri divertenti e istruttivi, che aiutano i piccoli a scoprire il mondo della savana, gli animali africani e al contempo fanno loro imparare a contare. L’arte africana è anche educativa…

Silvia C. Turrin – l’articolo è on line anche sul sito di SMA Afriche

 

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