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Recuperare l’anima e la relazione ecologica con la natura

Possiamo individuare punti di contatto tra la psicologia analitica e forme spirituali collegate strettamente  alla Madre Terra?

È possibile che i disagi non solo psicologici che affliggono tante donne e uomini derivino anche da una mancanza di relazione o da un errato rapporto con la natura nel suo complesso?

Queste domande trovano in parte risposta leggendo il volume “Jung e lo Sciamanesimo” scritto dallo psicologo clinico C. Michael Smith. In questo testo, edito da Amrita, l’Autore ha voluto analizzare l’origine delle malattie, partendo da una duplice prospettiva: quella naturale organica e quella psico-spirituale. Questi due approcci, generalmente separati quando si parla di cure, vengono entrambi presi in considerazione nello sciamanesimo tradizionale, in cui i metodi di guarigione prevedono rituali, danze, movimenti.

In pratica nello sciamanesimo la guarigione avviene non soltanto nel corpo, ma anche nell’anima del malato. Corpo e anima non sono disgiunti, ma anzi sono dipendenti l’uno dall’altra. Ecco perché lo sciamano antico e moderno dà importanza al sacro e la natura è essa stessa sacra. Il processo terapeutico per lo sciamano si attua impiegando per esempio animali di potere e/o guide spirituali. Lo sciamano dialoga con gli spiriti della natura, con i vivi, ma anche con i morti.

Anche per Jung la terapia include la dimensione del sacro, individuabile nel Sé e nel suo archetipo.

A tal proposito C. Michael Smith sottolinea come entrambe le discipline – lo sciamanesimo e la psicologia analitica – offrano una via “per vivere pieni d’anima”.

Dal testo emergono quindi numerosi parallelismi tra l’approccio sciamanico e l’approccio junghiano: per il primo vi è la salute quando si vive in accordo con la volontà del sacro; per il secondo vi è la salute quando si vive in accordo con i suggerimenti del Sé.

Sé e dimensione sacra possono esseri letti come sinonimi.

Quando ci allontaniamo dal nostro Sé, dal nostro centro più profondo, sperimentiamo disagi, disturbi.

Michael Smith fa emergere inoltre un’intuizione originale, che trasforma Jung in uno sciamano sulla base del percorso di vita che ha compiuto il famoso psicologo svizzero. In tal senso è interessante notare come Jung avesse sviluppato due personalità, una più tendente all’adattamento sociale e psicologico, l’altra più intuitiva e immaginifica. Queste due personalità, come per una sorta di processo sciamanico, si sono integrate dopo che Jung riuscì ad affrontare le sue ombre e a recuperare la sua anima.

Michael Smith ci offre quindi un’analisi estremamente interessante, capace di mettere a confronto due campi apparentemente distanti, ma che in realtà, come leggiamo tra le pagine del libro, hanno più elementi in comune di quanto si creda. E questa comunanza l’aveva già ampiamente messa in luce C.G. Jung il cui lavoro è quanto mai attuale.

La nostra società immersa com’è in un materialismo sempre più sfrenato, in un eccesso di individualismo e in una costante deformazione nei rapporti sempre più tendenti al virtuale sta perdendo l’anima. Recuperare l’anima e la relazione ecologica con la natura sono due priorità che le donne e gli uomini contemporanei dovranno prima o poi affrontare per salvare se stessi e il pianeta.

Silvia C. Turrin

 

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