Graham Hancock - Il ritorno degli Dei - Il sapere dimenticato di una civiltà ancora misteriosa
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Il sapere dimenticato di una civiltà ancora misteriosa

Lo scrittore e giornalista scozzese Graham Hancock è diventato noto in Italia per le sue tesi alternative legate all’origine e al simbolismo della Sfinge, nonché per le sue ricerche condotte nei più importanti siti archeologi del mondo: ricerche che rivelano un’altra storia, rispetto a quella ufficiale, circa la datazione di siti megalitici e di altri luoghi di grande interesse per la comprensione dell’evoluzione dei popoli. Per le sue teorie non convenzionali è spesso criticato da alcuni studiosi, archeologi, storici, geologi convinti che le conoscenze attuali relative al progresso delle varie civiltà siano fondamentalmente esatte e circoscritte.

il_ritorno_degli_deiIn realtà, come rivela Graham Hancock nel nuovo libro Il ritorno degli Dei (Corbaccio, 2016) il sapere ufficiale in molti casi non sembra avere quelle basi solide e scientifiche che invece ci si aspetterebbe.

Hancock nel volume traccia un percorso molto approfondito (grazie anche alla ricchezza di note e di rimandi bibliografici e a siti internet) il cui filo conduttore è la ricerca di una misteriosa civiltà antidiluviana altamente evoluta dal punto di vista tecnologico, spirituale e astronomico.

Hancock ci riporta notizie e analisi che attesterebbero l’impatto sconvolgente di un meteorite o cometa – la stella dalla coda lunga citata in diverse leggende – su un’area ben determinata della Terra, il Nord America: una collisione devastante che avrebbe provocato il periodo chiamato Dryas recente, ovvero una breve e recente glaciazione in particolare in Europa accompagnata, però, in altre aree del globo a una fase di aridità e in altre ancora provocò un clima mite. Le cause effettive che portarono al Dryas recente rimangono ancora da verificare, poiché gli studiosi si trovano su posizioni teoriche molto diverse tra loro. Hancock, fornendo una serie di dati e spiegazioni, è convinto che fu proprio un meteorite a provocare un mutamento del clima (fornisce argomentazioni legate alla presenza di materiale extraterrestre, come nano diamanti, sferule di carbonio e il raro isotopo elio-3, in alcuni campioni di sedimento estratti in alcune zone del Nord America).

Recuperando poi leggende, storie, dati geologici e scientifici Hancock ci delinea i motivi per cui un diluvio – descritto anche, come sappiamo, nella Bibbia e nell’epopea di Gilgameš – sconvolse tante zone del globo, modificando completamente l’evoluzione dell’umanità. Un diluvio collegato allo scioglimento improvviso di un’ampia calotta di ghiaccio.
La collisione del meteorite su una regione del nostra pianeta, il brusco cambiamento nelle temperature del pianeta e poi l’aumento dei livelli delle acque oceaniche modificarono la struttura sociale e il modus vivendi di tantissimi popoli.

Göbekli Tepe - particolare di un pilastro (foto http://gobeklitepe.info -- Gli scavi hanno portato alla luce pilastri con altorilievi intarsiati
Göbekli Tepe – particolare di un pilastro (foto http://gobeklitepe.info — Gli scavi hanno portato alla luce pilastri con altorilievi intarsiati

Inoltre, la scoperta, nel 1995, da parte di un team di archeologici tedeschi guidati dal prof. Klaus Schmidt, dell’importante sito archeologico di Göbekli Tepe (in Turchia), rivela quanto siano ancora oscure molte informazioni connesse all’evoluzione (e involuzione) della civiltà umana.

Göbekli Tepe è rilevante da diversi punti di vista, in primis perché risalirebbe al 9500 a.C., cioè a circa 12mila anni fa. Dai dati acquisiti, Göbekli Tepe si rivela il sito megalitico più antico al mondo, collegato alla fine del Paleolitico Superiore, l’ultima fase della Antica Età della Pietra. Questo luogo è sorprendente, come racconta Hancock, ed è ancora oggetto di ricerche, in quanto esteso in un’area molto ampia. Gli scavi hanno portato alla luce pilastri con altorilievi intarsiati da figure dall’aspetto antropomorfo. Hancock avrebbe individuato proprio in queste figure l’immagine del teriantropo, simile a Oannes (eroe civilizzatore venerato da tutte le antiche civiltà della Mesopotamia), da lui stesso descritta nel precedente libro Impronte degli dei.

Gli elementi rivelati da Hancock nel recente volume Il ritorno degli Dei risultano intrecciarsi fra loro: la fase di una recente glaciazione, il diluvio, la scoperta di siti archeologici e il collegamento con antiche epopee. Tutto riporterebbe all’individuazione di una civiltà, comunque ancora avvolta dal mistero, antidiluviana, altamente evoluta. Una civiltà che è stata in parte spazzata via dal diluvio, ovvero dall’innalzamento brusco delle acque oceaniche, e i cui superstiti avrebbero trasmesso le proprie conoscenze ad altri popoli, in altre terre lontane dalla patria d’origine.

Hancock ci fa viaggiare nel tempo e nello spazio, dalla Turchia, al Libano, dal Nord America all’isola di Giava per mostrarci quel filo sottile che lega l’umanità tutta.

Graham Hancock - Il ritorno degli Dei - Il sapere dimenticato di una civiltà ancora misteriosa
Graham Hancock – foto http://www.consciousfrontiers.com

Come egli afferma:

«Ciò che dovremo fare sarà riconoscere di essere, dopo tutto, una sola specie, un solo popolo, una sola famiglia e che invece di sprecare le nostre energie in conflitti omicidi nel nome di un “Dio”, di una “patria”, di un’ideologia politica o per avidità egoista, è giunto il momento che l’amore e l’armonia prendano il posto della paura e della confusione in ogni ambito delle nostre esistenze così da poter assicurare un futuro all’umanità».

Silvia C. Turrin

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