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L’esperienza della gravidanza dopo i 35 anni. Ne parliamo con Verena Schmid

Parto chirurgico, medicalizzato, parto cesareo, epidurale… Sembra che uno dei momenti più importanti nella vita di una donna – se non “il” momento più importante – sia spesso contrassegnato da tensioni e da un clima emotivo pieno di paure, insicurezze, soprattutto nel caso in cui la donna ha superato i 35-40 anni di età.

Viviamo in un’epoca in cui tante donne, per svariati motivi, posticipano sempre più il periodo della maternità, e questo sia in modo consapevole, sia in modo inconsapevole (per una gravidanza inattesa, per esempio). Posticipando la gravidanza, il modello sociale e culturale dominante trasmette alle donne tanti timori, soprattutto in relazione a una libera scelta di preferire un parto naturale, spontaneo e non medicalizzato. Il paradigma medico-culturale dominante non permette alle donne di scegliere in modo libero e consapevole come affrontare il parto, poiché la tendenza prevalente predilige soluzioni “facili, immediate, anestetiche” optando per l’epidurale o per il cesareo. Ma davvero queste sono le soluzioni più semplici? Davvero la donna dopo i 35-40 anni dovrebbe temere la gravidanza e il momento del parto?

Ne abbiamo parlato con Verena Schmid, ostetrica da oltre trent’anni e promotrice di un modello “umanizzato” del parto, in cui sono centrali la continuità dell’assistenza e soluzioni di analgesia fisiologica. Autrice di libri di successo, tra cui Mamma da Grande. Vivere al meglio la maternità dopo i 35 anni (Urra edizioni, 2013) e Venire al Mondo e Dare alla Luce (Feltrinelli, 2005), Verena è fondatrice dell´associazione “Il Marsupio” (con sede a Firenze) dedicata in special modo alla continuità dell’assistenza e al parto a domicilio.

Verena Schmid è poi l’artefice della scuola elementale di arte ostetrica, centro educativo unico nel suo genere, poiché unisce antichi saperi – come l’arte di raccontare esperienze di parto – a conoscenze più teoriche e moderne. Il fulcro è anche lo scambio di conoscenze da ostetrica a ostetrica, e da ostetrica a future madri, con un approccio fondato sulla considerazione che la maternità sia un’esperienza all’interno dei cicli femminili in un ambito ecologico e sacro.

Con Verena Schmid abbiamo parlato dell’esperienza della gravidanza dopo i 35-40 anni, ma non solo…

«L’esperienza della gravidanza dopo i 35-40 anni non si può dire che sia o non sia più problematica di una gravidanza in età più giovanile – ci ha spiegato Verena -, poiché una valutazione dipende molto da quale prospettiva si guarda alla gravidanza. Superati i 35 anni, la tendenza dominante è quella di considerare la gravidanza a rischio, e quindi si ritiene opportuno effettuare tanti controlli e fare tanta medicalizzazione. In realtà, questo non è vero, poiché “il rischio” non è generalizzabile a tutte le donne che abbiano superato una certa età. Inoltre, non ci si può basare su statistiche per valutare il singolo caso e lo stato di salute di una donna. Se invece si considera la gravidanza con un altro sguardo, cioè con lo sguardo del modello della salutogenesi la prospettiva e le soluzioni cambiano».

Come ha ben illustrato nel libro Il dolore del parto (S.E.A.O., 1998, 2008), per Verena la questione è scegliere tra un parto inconsapevole in cui si adottano “metodi di psicoprofilassi” dove domina il controllo dell’espressione di dolore e paura, oltre che l’inibizione dei meccanismi fisiologici di risposta al dolore, o un parto e una nascita consapevoli con “metodi attivi globali”. Il parto consapevole porta con sé un comportamento corporeo libero e attivo della donna, con una concentrazione e un rilassamento attivo.

«Si può dire – precisa Verena che per ogni gravidanza è necessario valutare lo stato di salute della donna. Se la situazione è complessa bisognerebbe far affidamento su determinate risorse, come una maggiore consapevolezza, una maggiore programmazione e una maggiore motivazione per vivere meglio la gravidanza e la nascita. È fondamentale analizzare i fattori che tengono in salute una donna, e adattare lo stile di vita alle necessità della gravidanza. Alcuni esami sono naturalmente consigliabili, come quelli legati alle malattie infettive, per esempio in relazione alla toxoplasmosi, e si possono anticipare alcune analisi che in genere si fanno nei primi tre mesi della gravidanza. Ma, ripeto, è importante considerare la gravidanza caso per caso, proprio per personalizzare le soluzioni in accordo con la futura mamma».

L’annuale rapporto Istat “Gravidanza, parto e allattamento al seno” (2013) dovrebbe far riflettere in primis le donne, ma anche i medici e non solo. Dai dati emersi si scopre che l’Italia è il Paese dell’Unione europea con il più alto numero di parti con cesareo: nel 2013, la percentuale era del 36,3%, ovvero quasi 10 punti in più rispetto alla media dell’Unione Europea.

Queste cifre rafforzano e valorizzano il lavoro intrapreso da Verena Schmid attraverso la riscoperta del parto fisiologico, un evento importante nel ciclo vitale-esistenziale di una donna, purché affrontato con la giusta consapevolezza.

verena libroEcco perché la Schmid afferma: «Quello che propongo è una terza via rispetto alle due “classiche”, che sono il parto con dolore e il parto con epidurale o cesareo. La terza via consiste nel ridurre il dolore con mezzi non farmacologici, non di eliminarlo, in modo che sia più gestibile.

Abbiamo a disposizione tanti strumenti fisiologici, andati un po’ in disuso, ma che non hanno alcun effetto collaterale per la mamma e il bambino.

Penso per esempio a determinate e precise posizioni antalgiche, a pratiche respiratorie ad hoc, penso anche all’aromaterapia, alle visualizzazioni, alla musicoterapia, alla TENS (elettroanalgesia – Trans Cutaneous Electrical Nerve Stimulation, N.d.R.)».

Quello che sostiene Verena è una maggiore rivalorizzazione della natura istintuale, biologica, inconscia, profonda della donna, connessa alla memoria arcaica, che in questi ultimi decenni è stata soffocata e ingabbiata da un approccio più “razionale, tecnologico”. Il punto non è scegliere tra un parto naturale con dolore e un parto “pilotato e controllato” senza dolore. Il punto fondamentale è offrire alle donne la conoscenza, quindi la possibilità di scegliere liberamente fra le diverse soluzioni e modalità di parto. L’epidurale è di certo una grande conquista rispetto alle metodologie del passato, ma talvolta è una soluzione troppo facile e abusata, utilizzata anche quando non sarebbe necessaria.

«In tanti paesi, come il Canada, dove è da diverso tempo che si pratica l’epidurale si incominciano a vedere alcuni strascichi non proprio positivi connessi a questo strumento», sottolinea Verena Schmid.

«Infatti, l’epidurale si sceglie in funzione al parto e non si considerano i possibili effetti a medio-lungo periodo che può avere sulla donna. Si considera quello che si può offrire, cioè il sollievo dal dolore, ma non si vede ciò che si toglie, cioè la dinamica delle doglie e dello sviluppo di certi ormoni proprio durante il travaglio. Eliminando le doglie, non si attivano determinati ormoni e questi vengono a mancare quando nasce il bambino, quando c’è il primo legame affettivo madre-figlia/o, quando c’è l’allattamento… La donna ha bisogno di una certa euforia in questa fase di cambiamento legata alla maternità e tale sensazione di euforia deriva da quegli ormoni che si creano durante un parto fisiologico.

Numerose ginecologhe e ostetriche continuano ad avere una visione molto medica. Durante la fase del parto si ritiene che l’epidurale dia sollievo alla donna e questo non lo nego assolutamente. Solo che è uno sguardo rivolto su quel preciso momento, sul momento del parto. Le alternative offerte dall’analgesia fisiologica e da un modello umanizzato del parto in molti casi non vengono nemmeno prese in considerazione.

Il vero focus non è tanto parto naturale in casa o parto medicalizzato in ospedale. Ci tengo a sottolineare piuttosto che ogni donna dovrebbe trovare una propria dimensione del femminile e della maternità e quindi dovrebbe avere a disposizione delle opzioni differenti per poter scegliere liberamente come vivere il parto. L’importante è vivere il parto senza paura e ciò è possibile conoscendosi meglio, avendo fiducia nei propri mezzi e scegliendo liberamente le varie opportunità, rimanendo libera dai condizionamenti esterni. Ogni donna ha una propria cultura, una propria idea, quindi il parto fisiologico a casa dovrebbe essere una delle diverse scelte possibili. La donna potrebbe anche essere attiva in un parto con l’epidurale, ma è importante che scelga lei e non il medico».

La paura del parto può essere fortemente ridimensionata grazie alla presenza del partner. L’esperienza della nascita di un figlio non dovrebbe coinvolgere psicologicamente solo la donna, ma anche il compagno, il marito. È importante che ci sia questa affinità e complicità di coppia prima e durante il parto, come sostenuto anche dalla canadese Julie Bonapace, mediatrice familiare, laureata in scienze ed attività sociali, che ha sviluppato un metodo per un parto naturale e senza stress in grado di ridurre il dolore del 50%.

«Se c’è una buona relazione di coppia – sostiene Verena – l’uomo è il miglior assistente al parto. Si tratta di un momento molto delicato, poiché il parto presuppone un’apertura profonda psicofisica della donna e ha una dinamica molto simile all’atto sessuale. L’uomo, compagno o marito, sicuramente sa meglio come si apre la sua donna. Se è presente con la sua affettività e il suo sostegno credo sia un contributo importante al parto. Di fatto, in base alla mia esperienza e a quella di altre ostetriche, la presenza del compagno contribuisce a velocizzare la prima fase del parto, poiché l’uomo sostiene la donna, le dà forza. L’uomo è un elemento di sostegno. Purtroppo, a volte, il futuro papà non conosce il suo ruolo, spesso viene messo in un angolo come spettatore espropriato della sua capacità attiva nel sostenere la sua donna. Il metodo Bonapace e anche noi incentiviamo il ruolo attivo dell’uomo, in modo che possa agire attraverso il suo istinto protettivo, in modo da trasformare il parto in un’esperienza molto attiva per la coppia, che diventa certamente più unita».

Per approfondire consiglio di leggere i libri di Verena Schmid, di navigare nel sito web della Scuola Elementale di Arte Ostetrica “Il Marsupio” e soprattutto di informarsi e … conoscersi come donna e conoscersi come coppia.

Silvia C. Turrin
per Culture Nature Magazine©

http://www.marsupioscuola.it

http://verenaschmid.eu/

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