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Il mio pensiero contro ogni forma di razzismo

Sono sempre stata dalla parte dei più deboli, di chi è oppresso, di chi non fa parte delle ricche élite occidentali. Sono sempre stata contro ogni forma di razzismo, di qualunque tipo, e a favore di una società aperta dove ogni essere può contribuire all’evoluzione umana.

In questo giorno in cui si denunciano tutte le forme di razzismo voglio pubblicare un breve stralcio del mio libro Il movimento della Consapevolezza Nera in Sudafrica. Dalle origini al lascito di Stephen Biko in cui segnalo Il risveglio della cultura africana di protesta, un lascito importante di Biko e del movimento di cui lui è stato la “mente”.

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Il BCM e la filosofia elaborata dai suoi componenti non soltanto hanno permesso di ricreare le condizioni favorevoli alla rinascita politica dell’ANC, ma hanno soprattutto realizzato un processo di cambiamento psicologico nella comunità nera. L’apatia, le insicurezze e i complessi di inferiorità che contraddistinsero gli africani in seguito all’eccidio di Sharpeville vennero traslati in atteggiamenti di fiducia in sé e nelle proprie capacità, nel desiderio di emancipazione sociale e politica e nella volontà di assumere un’autonoma iniziativa diretta alla modifica del regime di apartheid. Ciò fu reso possibile grazie a una serie di elementi, tangibili e immateriali, sviluppati dalla Consapevolezza Nera.

Fra essi si possono individuare innanzitutto i Black Community Programmes, attraverso i quali i membri del BCM si proponevano sia di migliorare le condizioni sociali dei neri, avviando micro-progetti di varia natura, sia di creare e diffondere la self-reliance, sentimento indispensabile per rendere i black in grado di dirigere il proprio percorso di liberazione.

Quest’ultimo obiettivo venne ricercato anche con la fondazione della Black People’s Convention: ala politica del BCM volta a rappresentare le opinioni e gli interessi degli oppressi. Di particolare impatto sociale fu soprattutto la filosofia di sfida sottostante al modus operandi della Consapevolezza Nera, la quale cercò di contrastare la strategia del divide et impera, attuata dall’establishment afrikaner, promuovendo sentimenti di unità e di solidarietà fra i gruppi soggetti al razzismo. La collaborazione fra neri, coloured e indiani venne incentivata dal nuovo significato attribuito a black: tale termine venne usato per indicare tutti coloro che subivano l’oppressione dell’apartheid, indipendentemente dall’appartenenza razziale. Questa nuova connotazione cercava di incentivare l’unitarietà fra le componenti escluse socialmente, economicamente e politicamente, sfidando così l’ideologia dello sviluppo separato. Oltre a questo nuovo significato, il vocabolo black iniziò a esprimere una condizione esistenziale positiva, in quanto sostituì il diffuso lemma non-white. Quest’ultimo indicava l’appartenenza o meno alla componente bianca, trasformandola così in un modello da cui partire per giudicare e definire gli altri gruppi razziali. L’operazione semantica avviata dal BCM rese l’essenza nera motivo di orgoglio, enfatizzandone le qualità attraverso la riaffermazione dei valori africani.

In tal senso, la spiritualità e il comunitarismo impersonato dall’ubuntu furono contrapposti al materialismo e all’individualismo tipici della società occidentale. La dimensione culturale africana, caratterizzata da elementi positivi, l’implementazione dei BCP, slogan quali Black man you are on own e l’avvio di una fase politica attuata tramite la BPC permisero di modificare la sfera psicologica dei neri: da oggetto della storia iniziarono a sentirsi nuovamente attori centrali, in grado di modificare la realtà oppressiva dell’apartheid. Il processo di liberazione psicologica auspicato dalla Consapevolezza Nera si manifestò definitivamente a partire dalla rivolta di Soweto e i sentimenti di inferiorità generati da secoli di dominazione coloniale vennero sostituiti dal black pride, ovvero un lascito poi palesatosi entro le fila dell’ANC e nell’intero movimento non-razziale, come ha evidenziato lo scrittore/poeta sudafricano Achmat Dangor. Egli sostiene che il BCM rappresentò una realtà che influenzò i neri nel corso degli anni ’70 e, dal suo punto di vista, è possibile affermare che i giovani leader che il Sudafrica conosce oggi sono il prodotto di tale movimento, in quanto esso fornì le basi teoriche della lotta anti-apartheid sviluppatasi nel decennio successivo.[1]
La filosofia della Consapevolezza Nera influì non solo sulla sfera politica, ma ebbe un impatto rilevante anche in alcuni settori del mondo della cultura. Risentendo dei suoi messaggi, ambienti letterali e teatrali divennero apertamente politici e, mutuando i loro contenuti direttamente dalla quotidianità dei neri, criticarono il sistema di oppressione prodotto dal regime di apartheid. L’esaltazione della propria blackness iniziò a essere un tema sempre più presente nelle pièces di teatro, come pure nei racconti e nelle poesie. Vi sono numerosi esempi in tal senso, riscontrabili nei lavori di artisti fortemente condizionati dal BCM, quali James Matthews, Don Mattera e Oswald Mtshali.[2]

La storia africana pre-coloniale, descritta spesso come un periodo idilliaco, la cultura nera, le gesta eroiche di figure tradizionali, la critica verso il colonialismo olandese e britannico, le rivendicazioni contro le istituzioni create dal governo di Pretoria e l’enfasi sull’unità, come pure sull’emancipazione degli oppressi, furono tutti elementi d’analisi e vettori della filosofia diffusa dal Black Consciousness.[3]

In seguito alla dissoluzione del movimento, avvenuta il 19 ottobre 1977, queste tendenze culturali sopravvissero, soprattutto tramite l’enfasi sia della resistenza eroica, sia della costante sfida al regime. Nel mondo letterario black continuarono inoltre a essere espressi sentimenti di aperta protesta contro la brutalità della polizia e le ingiustizie praticate dalla minoranza bianca. Fu, in particolare, il teatro drammatico a portare avanti il messaggio del BCM, divenendo in tal modo il principale mezzo di espressione politica, grazie anche all’uso di simbolismi e della satira, come testimonia lo spettacolo Egoli (City of Gold) di Matsemela Manaka, nel quale Johannesburg viene rappresentata come città-modello dell’oppressione e della mancanza totale di libertà. Nel periodo post-Soweto, proseguirono nell’adozione di uno stile esaltante l’identità nera numerosi poeti, fra i quali si possono nominare Abia Diutloileng, Essop Patel e Glen Masokoane.[4]

Come si verificò durante l’attività del BCM, l’arte, nelle sue molteplici forme, divenne uno strumento per affermare l’identità nera, per criticare il sistema e per ottenere la liberazione del popolo africano. Si può dunque sostenere che la filosofia della Consapevolezza Nera permise la genesi di un nuovo tipo di black man: non più insicuro della sua essenza e delle sue capacità, ma orgoglioso di appartenere alla terra d’Africa e consapevole di poter modificare, in prima persona, la realtà circostante. Il BCM, seppur nella sua breve, ma intensa esistenza, durata soltanto otto anni (1969-1977), riuscì a creare quello spirito di resistenza poi portato avanti ed enfatizzato dall’ANC e, soprattutto, fornì l’humus socio-psicologico affinché le vittime del regime di apartheid si trasformassero in agenti di cambiamento politico.

 

 


[1]Cfr. Flemming Rogilds, In the land of the elephant bird : voices of South Africa,Aldershot, Avebury, 1994, pp.124, 125, 128, 129.

[2]Nel poema di James Matthews intitolato I am Black si legge: «My Blackness fills me to the brim/ like a beaker of well-seasoned wine/ that sends my senses reeling with pride». Don Mattera, nella sua opera Blackness Blooms… fornisce un’immagine altrettanto positiva dell’essere nero: «Come morning/ Come glorious light/ Return justice/ Heal my broken sight./ And now black sunbeams fall on the slope/ Bringing new light to fulfil my hope/ Conscious of their sacred duty/ Sweet, sweetly my blackness blooms/ And becomes my beauty». Cfr. Piniel Viriri Shava, A people’s voice, cit., pp.99 e 101.

[3]L’emancipazione nera incentivata dal BCM è fortemente presente nella poesia di James Matthews, intitolata Can the White man Speak for me?: «Can the White man speak for me?/ Can he feel my pain when his laws/ tear wife and child from my side/ and I am forced to work a thousand miles away?/ does he know my anguish/ as I walk his streets at night/ my hand fearfully clasping my pass?/ is he with me in the loneliness/ of my bed in the bachelor barracks/ with my longing driving me to mount my brother?/ will he soothe my despair/ as I am driven insane/ by scraps of paper permitting me to live?/ Can the White man speak for me?» Cfr. P.V. Shava, A people’s voice, cit., p.112.

[4]Nel poema di Abia Diutloileng, intitolato Black Jesus Christ appaiono reminescenze della black theology promossa dal BCM: «Jesus is in South Africa/ As a Black man at Crossroads/ He is suffering more than/ He suffered on the cross». Cfr. J. D. Brewer, After Soweto, cit., p.310.

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