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Fela Kuti. Musica contro le ingiustizie

Il suo nome racchiude i ritmi dell’afrobeat, le denunce contro dittatori senza scrupoli e l’impegno artistico a favore dei più poveri. Non solo musicista creativo, ma anche attivista politico. Fela Kuti, nato nel 1938 ad Abeokuta, in Nigeria e deceduto nel 1997 per AIDS, è stata una delle più combattive e popolari voci del panorama musicale africano. Ancora oggi, a distanza di 15 anni dalla sua morte, il suo ricordo è vivo in tutta l’Africa, e non solo. Anche in quelle nazioni di vecchio stampo colonialista e imperialista come la Gran Bretagna, continuano a essere prodotti cofanetti e ristampe dei suoi dischi e dei suoi storici concerti. È il caso di Fela Kuti – Live in Detroit 1986, un doppio album edito dall’etichetta inglese Strut, impegnata a promuovere musica africana di qualità: da Mulatu Astatke a Ebo Taylor. Il doppio cd di Fela Kuti (distribuito da KIZMAIAZ di Sesto Fiorentino) ci regala una sua inedita performance dal vivo, registrata durante il suo primo tour negli States con la band che lo accompagnava, gli Egypt 80. Un live in cui riecheggiano il suo inconfondibile afrobeat, il pulsare delle vibrazioni del sax e della sua voce provocante e fiera. In questo live si ritrova anche l’esperienza dell’incarcerazione da lui vissuta nel 1984 nelle prigioni nigeriane (nel brano “Lust like that): una reclusione ingiusta, come messo in evidenza da Amnesty International.

Una vita per i diritti umani
I testi di molte canzoni di Fela Kuti sono permeati di critiche nei confronti dei governi militari della Nigeria succedutesi negli anni Settanta e Ottanta. Le sue denunce sono rivolte anche a tutti quei politici – africani e non – che abusano del loro potere a danno della povera gente. La voce di Fela Kuti non si ferma davanti a soprusi e illegalità.

«Se vedo la verità la dico
E  tu non puoi zittirmi
Lasciami dire la mia
Non puoi chiudermi la bocca
La verità è amara
Il mondo la odia
Che ti piaccia o no
Dirò la mia
Puoi imprigionarmi
Ma non puoi tapparmi la bocca»

Questo è un estratto della canzone Je’Nwi Temi, che significa “non imbavagliarmi” datata 1971. Il testo di questo brano è ripreso nel libro edito dall’Arcana Fela. Questa bastarda di una vita scritto da Carlos Moore. Questa biografia (autorizzata) racchiude così tante parole e tanti pensieri di Fela Kuti che leggerla significa entrare direttamente nella sua esistenza appassionata e al contempo tormentata. Si legge dei suoi arresti e della sua costante lotta contro gli abusi di potere.

«L’uomo al potere
Non ruba il denaro delle tasche
Bensì quello delle casseforti
Al delinquente serve una pistola
All’uomo al potere serve una penna
[…] La penna ha un potere
Che la pistola non ha
Se la pistola ruba ottomila naira (valuta della Nigeria, n.d.A.)
La penna ne può rubare due miliardi»

Per questi testi e per il suo impegno politico è stato più volte perseguitato dai militari e dalla polizia. Addirittura nel 1977 Fela Kuti, detto The Black President , è stato prelevato dalla sua abitazione da centinaia di militari che appicarono il fuoco alla casa e ferirono gravemente i suoi familiari. E ancora, nel 1984, “il presidente nero” è stato di nuovo arrestato per aver tentato di esportare illegalmente valuta estera che aveva prelevato dal suo conto personale aperto presso una banca inglese. Con quest’accusa, il padre dell’afrobeat è stato condannato a cinque anni di carcere nel novembre 1984. Ovviamente, queste continue vessazioni erano determinate dalla sua popolarità e dai suoi messaggi rivoluzionari che toccavano profondamente la gente comune. Grazie ad una campagna lanciata da Amnesty International, col sostegno di tante persone sparse per il mondo, il 24 aprile 1986, Fela Kuti, in quanto prigioniero di coscienza, fu liberato. Il suo appoggio ad Amnesty International e alla causa dei diritti umani da lì in poi si rafforzò, tanto che decise di partecipare a “Conspiracy of Hope”, lo storico tour a favore di Amnesty International organizzato negli States nello stesso 1986. Fela Kuti suonò a fianco di Sting, Peter Gabriel, Lou Reed e Joan Baez. Il mondo occidentale si univa al mondo africano per contrastare le violazioni dei diritti umani.

Unità africana e Black Power
Il movimento del Black Power, sviluppatosi alla fine degli anni ’60 negli Stati Uniti immersi ancora nella cappa oscura della segregazione razziale, ha ispirato numerosi testi di Fela Kuti e lo ha reso ancor più combattivo nelle sue azioni di protesta contro il regime nigeriano. Come scrive Carlos Moore: “Fela si autoproclama ambasciatore del Black power in Africa e decide che i suoi testi non parleranno mai più d’amore, piuttosto si atterranno al nobile ruolo che la tradizione africana assegna alla figura del musicista: quello di cronista e commentatore dei fatti della gente. Per cominciare a far pulizia dei residui maleodoranti di colonialismo nella sua estetica, Fela critica pubblicamente tutto ciò che non è africano nell’arte e nei costumi del popolo”. 

«Ci hanno sottratto la nostra cultura
Dandocene un’altra che noi non comprendiamo
Noi Nei non sappiamo chi siamo
Non conosciamo la nostra eredità ancestrale
[…]dobbiamo stare insieme, uniti»

In queste parole si ritrova il suo pensiero panafricanista, rivolto all’unità del continente africano per bloccare definitivamente l’imperialismo occidentale e le continue interferenze delle multinazionali straniere. Come Kwame N’Krumah, Leopold Senghor, Julius Nyerere, Sekou Touré, anche Fela Kuti fu sostenitore della creazione dell’Organizzazione dell’unità africana.

La sua vita, piena di amore, successi, musica e politica, è terminata a 59 anni per una malattia, l’AIDS, ancora poco conosciuta (nonostante tante ricerche e studi, spesso fra loro contrastanti), attorno alla quale grosse multinazionali continuano a speculare causando la morte di milioni di persone in tutto il mondo. Anche di questo, sicuramente, Fela Kuti avrebbe cantato e avrebbe combattuto pacificamente per trovare la verità.

Articolo di Silvia C. Turrin consultabile anche sul sito SMA Africa

 

Lettura consigliata:
Carlos Moore,  Fela. Questa bastarda di una vita, Arcana Editrice, 2012

Dischi consigliati:

Fela Kuti – Live in Detroit 1986

Gentleman (1973)

Shuffering and Shmiling (1977)

Black President (1981)

Music of Many Colours (con Roy Ayers – 1986)

 

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