* Culture-nature-magazine

Segnalo un’intervista interessante de l’Unità a Lucia Codurelli deputata del Pd

Due settimane di corpo a corpo con i militanti Pd, tra Lecco e la Valtellina, circoli e pizzerie, centinaia di mail, tantissime storie di lavoratori gettati «nella disperazione» dalla riforma delle pensioni del governo Monti. Questo il menù delle feste di Lucia Codurelli, la deputata Pd di Lecco, ex operaia, che prima di Natale ha presentato a Fini la sua lettera di dimissioni da Montecitorio. Per protesta contro la manovra, che pure ha votato. Ma con grandissima sofferenza. E ora, passate le vacanze, è arrivato il momento della difficile decisione. «L’avevo promesso a Bersani, a gennaio gli avrei dato una risposta…», spiega Codurelli.

Che farà dunque?
«Dopo l’intervista a l’Unità del 23 dicembre è successo qualcosa che non mi aspettavo. Si è messo in moto un meccanismo che mi ha travolto, tanta gente mi ha chiamato, ho fatto vari incontri pubblici. E ho capito che il mio disagio, che mi ha portata a quella decisione, è ancora più forte tra i lavoratori, soprattutto tra chi ha visto di colpo spostarsi l’età della pensione di 5-6 anni. Ho ascoltato tantissime storie drammatiche, un nostro militante mi ha scritto che, per mantenere la sua famiglia, l’unica soluzione sarebbe “passare a miglior vita”, così almeno la moglie e i figli avrebbero l’assegno di reversibilità. Lecco è una provincia manifatturiera, in cui molte persone hanno cominciato a lavorare presto, e dove la crisi morde in modo drammatico».

Cosa le hanno chiesto i militanti Pd?
«Vogliono che ci battiamo per cambiare le ingiustizie che ci sono nella legge “Salva Italia”. Una norma che risponde all’Europa più che all’Italia, ma con la mannaia e la disperazione di tante persone il paese non può certo ripartire».

Ha trovato molta rabbia verso il governo Monti?
«La nostra gente vive un atteggiamento ambivalente, lo stesso che provo io e tanti altri colleghi deputati. Quasi tutti sono consapevoli che comunque Monti ha fatto cambiare aria al Paese, ma le aspettative per il dopo Berlusconi erano alte, e grande è la delusione. Nessuno si è scordato cosa sono stati i 17 anni del Cavaliere, ma si sperava di poter ripartire dai più deboli, di cominciare almeno a combattere le diseguaglianze. E invece niente. Sui lavoratori precoci non c’è ancora nessun correttivo».

[…]

Oltre a Bersani, ha parlato con altri big del Pd?
«Mi hanno chiamato Rosy Bindi, Fassina, il segretario lombardo Martina, ho letto che Enrico Letta mi chiede di restare…».

Dei liberal nessuno si è fatto vivo? Ichino, per esempio?
«Lui sta su un altro pianeta. Vorrei dirgli che forse il mondo del lavoro va raccontato meno e praticato un po’ di più. C’è una distanza siderale tra certi discorsi e la vita reale delle persone. Ci vorrebbe un po’ più di umiltà, anche da parte di tanti economisti che hanno sbagliato parecchie profezie. La flessibilità deve servire per conciliare i tempi di lavoro e della famiglia, non per trattare le persone come dei fazzoletti usa e getta».

L’intervista completa realizzata da Andrea Carugati è consultabile qui

Potrebbe piacerti...