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L’antico Monastero di Santa Caterina ai piedi del monte Sinai

Ai piedi del monte Hereb, più noto come monte Sinai, si trova uno dei più antichi monasteri cristiani, dedicato a Santa Caterina d’Alessandria. Il luogo dove venne costruito è considerato sacro da millenni ed è collegato alla figura di Mosè e alla storia dei Dieci Comandamenti.

Il Roveto Ardente

Secondo la tradizione cristiana, il Monastero di Santa Caterina venne edificato nel 527 – per volontà dell’Imperatore Giustiniano e della moglie Teodora – attorno alla Cappella chiamata del Roveto Ardente. Il sito – prima della fondazione del Monastero – era già considerato sacro. La spiegazione di tale sacralità è da ricercarsi nel nome dell’originaria Cappella. Infatti, il “Roveto Ardente” si collega alla storia di Mosè.

Quando fuggì dall’Egitto, Mosè trovò rifugio presso la casa di Jethro (scritto anche Ietro), capo di tribù formate da pastori nomadi, che divenne suo suocero. Compito di Mosè era condurre le greggi al pascolo. Proprio mentre svolgeva il suo lavoro, Mosè scoprì una stranissima pianta verde: bruciava senza però venir consumata dalle fiamme. Era il famoso “Roveto ardente”.

Riferimenti all’Antico Testamento

Mosè udì una voce provenire proprio dal roveto. Era la voce di Dio.

Si legge nel Libro dell’Esodo:

Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.

Nel corso del dialogo, Dio ordinò a Mosè di ritornare in Egitto per liberare il suo popolo dalla schiavitù. Però Mosè appariva titubante. Così il Signore gli mostrò segni – il bastone trasmutato in serpente; la mano diventata lebbrosa; l’acqua trasformata in vino – che permisero a Mosè di farsi forza e di credere nella missione affidatagli da Dio.

La costruzione della Cappella del Roveto Ardente

Accanto al Roveto Ardente – che cresceva ancora rigoglioso – venne fondata la Cappella omonima. Di ciò ne dà testimonianza il Diario di viaggio (Peregrinatio Aetheriae), della pellegrina Egeria, che nel IV secolo d.C. percorse i sentieri della Terra Santa, descrivendo i luoghi di origine della cristianità.

Scrive Egeria nel diario:

«Proseguendo nel cammino, arrivammo ad un luogo dove i monti, attraverso i quali stavamo andando, si aprivano e formavano una valle immensa che si estendeva a perdita d’occhio, tutta pianeggiante e molto bella, e oltre la valle appariva la santa montagna di Dio: il Sinai».

 «[…]avendo terminato la discesa dalla montagna di Dio, verso l’ora decima giungemmo al roveto. È questo il roveto […] dal quale il Signore parlò a Mosè nel fuogo: esso si trova nel luogo dove sono parecchi eremi e una chiesa, a capo della valle».

Secondo le fonti, la Cappella venne fatta erigere da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino I, verso il 328 d.C.

Reliquie religiose e testi sacri

 

L’importanza del Monastero di Santa Caterina deriva anche dalla sua ricca raccolta di codici, manoscritti e icone antiche. Si dice che la sua biblioteca, nella quale troviamo testi in varie lingue – tra cui il greco, il copto, l’armeno e l’arabo – sia seconda solo a quella Vaticana. Di pregio sono anche mosaici, reliquiari e icone antiche, come quella chiamata Pantokrator del Sinai (Cristo Pantocratore). Risalente al VII secolo, questa icona raffigura Gesù, per alcuni il suo ritratto più emblematico.

 

Luogo sacro per le tre maggiori religioni monoteiste

 

Attorno all’originaria Cappella del Roveto Ardente, venne fatto costruire il Monastero di Santa Caterina, dall’imperatore Giustiniano. Correva l’anno 527. Secondo la leggenda, le sacre reliquie di Santa Caterina d’Alessandria vennero portate dagli angeli sul monte Sinai, proprio nella zona del Roveto Ardente.

monastero santa caterina egitto

 

Il monastero è un luogo sacro non solo per i cristiani ed ebrei, ma anche per i musulmani. Secondo la tradizione islamica, Maometto nel 623 scrisse di suo pugno la Carta dei privilegi, grazie alla quale il monastero cristiano poteva godere di uno status speciale: status che includeva una forma di protezione e di sicurezza. Si narra che Maometto trovò rifugio dai suoi nemici politici, proprio nel monastero.

È interessante notare che nell’aprile del 2017, un gruppo di jihadisti dell’Isis tentò di raggiungere e assaltare il Monastero di Santa Caterina, ma senza riuscirvi: vennero fermati da una pattuglia di militari, lungo la strada che porta al monastero.

[…]

 

Silvia C. Turrin

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