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Mali, situazione preoccupante

Mali

Oggi è stata diffusa in una nota la preoccupazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per il deteriorarsi della situazione politica e delle condizioni di sicurezza in Mali, dove migliaia di persone continuano a fuggire dalle proprie case.

”Il nord del paese – denuncia l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite – sta diventando sempre piu’ pericoloso per il proliferare di gruppi armati. I rifugiati che si riversano nei paesi limitrofi riferiscono della presenza di miliziani armati e di unita’ istituite dalle comunita’ locali per la propria difesa. A causa dell’insicurezza e dell’instabilita’ politica che ha fatto seguito al colpo di stato militare del 22 marzo in Mali, negli ultimi 5 giorni oltre 2.000 persone sono fuggite in Burkina Faso e Mauritania”.

Dopo il golpe militare del 22 marzo scorso il Mali è diventato un Paese instabile.

Riporto un’analisi tratta da Misna.

“Tra la gente c’è un sentimento diffuso di ingiustizia ma soprattutto una grande preoccupazione per un futuro prossimo sempre più incerto. Purtroppo la popolazione sarà la prima a pagare il prezzo forte delle sanzioni entrate in vigore da ieri sera ai danni della giunta. La sopravvivenza quotidiana è già un’incognita per buona parte dei maliani, ancora di più in questi mesi di crisi alimentare. Figuriamoci ora con il macigno delle sanzioni” dice alla MISNA da Bamako Gaston Goro, responsabile della comunicazione di Caritas Mali, che con voce grave riferisce delle reazioni all’embargo totale sul Mali deciso ieri sera a Dakar dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas).

In qualità di operatore umanitario, l’interlocutore della MISNA sottolinea le difficoltà già incontrate nel quotidiano per procurarsi del cibo, che scarseggia e viene venduto a caro prezzo, e dell’impossibilità a ritirare contanti dalle banche. “Tutti problemi destinati ad aggravarsi con la chiusura delle frontiere e con i nuovi provvedimenti restrittivi varati. Di fatto saremo costretti a sospendere alcuni dei nostri programmi, in un momento in cui siamo molto sollecitati per via della carestia e del flusso di sfollati che dal Nord hanno raggiunto il Sud, bisognosi di assistenza” sottolinea Goro.

Stesso sgomento viene comunicato alla MISNA da padre Timothé Diallo, responsabile della comunicazione dell’arcidiocesi di Bamako. “Le sanzioni rappresentano un duro colpo psicologico per tutti noi. E dire che già a febbraio, in occasione di una riunione con alcuni emissari della Cedeao avevamo espressamente chiesto un sostegno per rendere il paese più sicuro. Da allora nulla di concreto è stato fatto al livello regionale per sostenere il Mali, dove la situazione è ormai disperata. Non saranno certamente le sanzioni ad aiutarci” dice con tono preoccupato il curato della cattedrale.

In un comunicato la giunta militare ha annunciato di “aver preso atto delle sanzioni” decise dall’Africa occidentale, ma il capitano Amadou Sanogo, seppur dicendosi “disponibile nei confronti della mediazione burkinabè” sottolinea che “l’emergenza rimane la tutela dell’integrità territoriale”. In un’intervista rilasciata al sito d’informazione ‘Jeune Afrique’, Sanogo ha dichiarato che “le vite umane non possono aspettare, e oggi i maliani sono in pericolo”.

Inoltre a far crescere ulteriormente il sentimento di incertezza tra gli abitanti della capitale maliana e in generale del Sud del paese, sono gli ultimi sviluppi che arrivano dal Nord, dove i tre principali capoluoghi – Kidal, Gao e Timbuctù – sono ormai sotto controllo di gruppi ribelli. Stamani il ministro francese della Cooperazione, Henri de Raincourt, ha dichiarato che “alcune informazioni indicano movimenti di ribelli nei pressi di Mopti (centro)” e d’altra parte che “Timbuctù è nelle mani degli islamici”. La città, riconosciuta patrimonio mondiale dell’Unesco, sarebbe da ieri sotto il controllo di Ansar al Din, un gruppo islamico diretto da un ex capo tuareg, Iyad Ag Ghali, che avrebbe collegamenti con Al Qaeda nel Magreb islamico (Aqmi). “Ci auguriamo che i ribelli del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), che hanno lanciato l’offensiva (cominciata lo scorso 17 gennaio, ndr) non vengano sopraffatti dagli uni o dagli altri” ha aggiunto il ministro francese.

Fonti locali della MISNA contattate a Mopti, città natale del presidente estromesso Amadou Toumani Touré, riferiscono di “un ingente spostamento di civili che da ieri stanno lasciando la città” dopo “voci insistenti in circolazione sull’avanzata dei ribelli” provenienti da Timbuctù. “A Bamako la gente non si sente direttamente minacciata dai ribelli del Nord ma teme per le implicazioni profonde dell’affermarsi di Ansar al Din, che ha chiaramente proclamato le sue intenzioni – conclude padre Diallo – La Costituzione sancisce che il Mali è una Repubblica laica. Molte famiglie, particolarmente a sud, sono miste. L’Islam maliano è molto tollerante e la convivenza interreligiosa è sempre stata serena e rispettosa”.

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